La luce, il mio primo grande ostacolo nella fotografia food and beverage

All’inizio del mio percorso come fotografo di food and beverage, la luce era il mio nemico più grande. Ricordo ancora le prime collaborazioni con chef e bartender: piatti incredibili, drink curatissimi… e poi le foto non funzionavano. La luce sbagliata trasformava tutta quella bellezza in scatti piatti, spenti, senza vita.

Quando la luce non basta

Usavo la luce naturale senza sapere davvero come gestirla. Scattavo vicino alle finestre, sperando bastasse. E invece no. Ombre dure, riflessi fastidiosi sui bicchieri, colori spenti: ogni errore sembrava amplificarsi.

Lavorando nel mondo del food and beverage, mi sono presto reso conto che la luce è narrazione. Se sbagli luce, il messaggio che comunichi non è quello giusto. Un piatto elegante può sembrare triste, un cocktail fresco può sembrare finto.

Prove, errori e consapevolezza

La svolta è arrivata quando ho iniziato a smettere di “controllare” la luce e ho iniziato ad ascoltarla. Ho provato pannelli riflettenti, diffusori fatti in casa, tende bianche, superfici chiare per schiarire le ombre. Ho studiato come la luce si comporta su un piatto di pasta o su un drink con ghiaccio.

Con il tempo, ho capito che la luce non è solo tecnica: è emozione. È la componente invisibile che trasmette l’atmosfera che lo chef ha voluto creare, o che racconta il gesto elegante del bartender che prepara un cocktail.

Un consiglio per chi parte da zero

Se stai muovendo i primi passi nella fotografia di food and beverage, il mio consiglio è: non avere fretta. Guardati intorno, osserva come la luce entra dalla finestra a mezzogiorno, come si riflette su un piatto bianco, come cambia colore su un tagliere di legno.

Non ti servono grandi attrezzature all’inizio. Serve pazienza, occhio e tanta curiosità.

Hai paura della luce? Non sei solo.

Se sei uno chef o un bartender che vuole migliorare le foto dei suoi piatti o drink, o un fotografo alle prime armi che si sente frustrato… ci sono passato anche io.


Scrivimi, ne parliamo. Magari davanti a un buon caffè (con luce laterale, ovviamente)

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